Riprogettare gli spazi diventa un’opportunità straordinaria
Quale configurazione avrà la new way of working?
Le imprese stanno per richiamare al lavoro i collaboratori. Per lo più lo faranno con soluzioni “ibride”. Il lavoro e i team saranno a “geometria variabile” nella new way of working; alcuni giorni si lavorerà in presenza e altri a distanza, da casa o in spazi di co-working. Il processo di ristrutturazione del lavoro e delle sue modalità è avviato. Le persone si interrogano da tempo su come sarà lavorare così. Stanno immaginando piani di organizzazione familiare per educare i più piccoli, per prendersi cura degli anziani, per usare gli spazi dove connettersi con l’ufficio.
Gli spazi diventeranno probabilmente una delle sfide più importanti dei prossimi mesi.
Qualunque sarà la configurazione della new way of working, essa significherà e un surplus di spazi, di metri quadrati, di piani nell’epoca del «lavoro ibrido». Molte aziende stanno già ricorrendo ad App per prenotare gli spazi di lavoro e regolare il flusso di presenza negli uffici. I manager del Finance spingono per trovare soluzioni che non appesantiscano i bilanci aziendali. Quelli delle Facilities sono impegnati a riprogettare gli spazi esplorando nel contempo opportunità di mercato per disfarsi delle migliaia di metri quadrati che avanzano. Quelli dell’IT disegnano architetture e soluzioni di rete e informatiche per tener conto delle nuove configurazioni che si vanno progettando.
E i manager della funzione HR? Sono in mezzo a questo traffico di idee, di valutazioni sulle implicazioni economiche, psico-sociali e organizzative, di analisi di opzioni alternative. Alcuni sono proattivi, altri meno.
La riprogettazione del lavoro e dei suoi spazi, però, rappresenta la nuova sfida: va affrontata con consapevolezza e concentrazione. Wellbeing, produttività, innovazione e creatività del futuro avranno a che fare in modo significativo, infatti, con gli esiti di questa riprogettazione. Un’occasione per innervare gli «spazi» di una filosofia attenta alle relazioni e all’umano per trasformarli in «luoghi» generativi di legami e fiducia: il capitale più importante di un’impresa sostenibile.
Un’occasione per avvicinare scuola e lavoro…
Partecipare da protagonisti a questo processo di trasformazione per immaginarne e governarne le implicazioni sul lavoro potrebbe suggerire anche progettualità inedite alle donne e agli uomini HR. Provo a segnalarne una a mio avviso di particolare valore per la sua generatività. Per accennarne ampliamo lo sguardo e teniamo conto che non soltanto le imprese hanno un problema di spazi, anche la scuola e da sempre. Sono però problemi di natura e segno diversi. Anche la scuola, al pari dell’impresa, ha questo problema. Con una differenza evidente però: mentre le imprese abbondano di spazi moderni ed efficienti, la scuola invece soffre perché gli spazi mancano e non sono adeguati alle esigenze di una moderna ed efficace didattica. Proviamo a mettere in relazione queste due situazioni.
… e realizzare gli obiettivi del PNRR
Evidentemente, quando il lavoro agile diventerà strutturale e parte integrante degli assetti organizzativi delle aziende, il problema per le imprese sarà come disfarsi “produttivamente” delle migliaia di metri quadrati che non serviranno più. Rita Querzè racconta in un articolo comparso qualche giorno addietro sul Corriere della Sera che nella torre di Unicredit a Milano “sono occupate il 17-18% delle scrivanie”, mentre nella sede milanese di Luxottica su 1400 scrivanie disponibili “ogni giorno in media ne sono occupate 200-250”. Perché allora non scommettere su una sinergia tra pubblico e privato che realizzi una partnership tra scuole e imprese? Perché non avviare un tavolo di lavoro che prenda in seria considerazione la fattibilità di popolare gli spazi lasciati vuoti dalle imprese con gli studenti delle scuole?
Il vantaggio per la scuola sarebbe quello di poter disporre di immobili, che non servono più agli scopi delle imprese, di solito ampi, estremamente versatili, sicuri e cablati, adattabili alle esigenze educative e di una didattica efficace. Un modo per facilitare, accelerandola, la messa a terra dell’azione prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di risanamento degli edifici scolastici per poter consentire una efficace didattica.
I benefici per le imprese nella new way of working
Per le imprese, in aggiunta, questa partnership potrebbe rivelare benefici per le politiche di employer branding e talent acquisition. In questo scenario infatti si potrebbe pensare che i giovani e il mondo del lavoro e delle professioni trovino condizioni per avvicinarsi. In altre parole la messa a disposizione della scuola di spazi non più utili, da parte delle imprese, creerebbe un’inaspettata “prossimità” «studio-lavoro» che potrebbe generare progetti di alternanza non più sradicati dalle realtà imprenditoriali del territorio, ma ben piantati all’interno di esse.
Ci sono altri benefici che le imprese potrebbero trarre da questa progettualità? Certamente. Per esempio quello di ricercare soluzioni che sostengano il valore immobiliare degli spazi dati in uso alla scuola attraverso strumenti di sostegno fiscale come crediti di imposta o forme di compenso economico parziale. C’è ancora un altro aspetto rilevante che merita di essere sottolineato: non ha forse grande valore svolgere un servizio a vantaggio delle comunità e territori in cui le imprese sono situate? Non può essere questa una iniziativa di welfare che esce dai confini dell’azienda per diventare «welfare territoriale e comunitario»?
Da questa prospettiva le imprese si troverebbero a testimoniare concretamente la volontà – comunicata con sempre maggiore intensità ed enfasi – di concorrere a cambiare l’economia accogliendo il paradigma della sostenibilità. Quale più significativo impatto sociale potrebbero creare, infatti, di quello generato da questa partecipazione attiva intesa a riorganizzare in modo efficiente, efficace e sicuro la scuola?
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